User:JoséMortara/sandbox/LodovicoMortara

|nome = Lodovico Mortara |immagine= mortara.jpg |carica = Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia

Lodovico Mortara
Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia
Personal details
Born(1855-04-16)16 April 1855
Mantua, Lombardy, Austrian Empire
Died1 January 1937(1937-01-01) (aged 81)
Rome, Lazio, Kingdom of Italy
NationalityItalian
Spouse
Clelia Vivanti
(date missing)
JoséMortara/sandbox/LodovicoMortara
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Biografia edit

Nato in una famiglia ebraica a Mantova, suo padre Marco era il rabbino maggiore della comunità di Mantova. Avvocato e docente universitario di Procedura civile, a soli trent'anni pubblicò un magistrale pamphlet di politica del diritto: Lo Stato moderno e la giustizia. Questo gli consentì di ottenere nel 1886 la cattedra di Procedura Civile e Ordinamento Giudiziario presso la prestigiosa Università di Pisa.

Fu fra i promotori della riforma del procedimento sommario (Legge n. 107/1901) e redasse il decreto di attuazione.

Da quel momento incominciò una nuova carriera di parlamentare e membro di commissioni ministeriali. Nel 1919-1920 divenne ministro della giustizia con il primo governo Nitti.

Chiamato in magistratura per "meriti insigni", divenne membro della Corte di Cassazione e, successivamente, Primo Presidente della Corte d'appello di Ancona, Procuratore Generale a Palermo e, infine, Primo Presidente della Corte di Cassazione di Roma, incarico che tenne fino al 1923, quando il neonato regime fascista gli impose il pensionamento anticipato, con il pretesto di realizzare proprio quella Cassazione unica che egli sognava da poco meno di trent'anni.

Insieme con lui fu collocato a riposo anche il suo fedele amico Raffaele de Notaristefani di Vastogirardi, presidente dell'Associazione magistrati fino al 1922 e procuratore generale del re d'Italia presso la Corte di Cassazione.

Attività giuridica edit

Come magistrato, Mortara si occupò di ogni sorta di controversie; sono rimaste giustamente famose, ciascuna nel proprio ambito, la sentenza del 1922, in cui affermò l'incostituzionalità di un decreto del governo Mussolini, e quella che, durante la sua presidenza di Corte d'Appello di Ancona, decise sulla richiesta di dieci maestre di Senigallia di riconoscere alle donne il diritto di essere iscritte nelle liste elettorali[1]. Egli ragionò molto sul diritto delle donne a essere incluse anche nel tessuto politico, nonostante i pregiudizi dell'epoca, con considerazioni che sono ancora di estrema attualità"[2].

Alla sua attività parlamentare e di accademico membro di commissioni ministeriali si deve una ricca attività riformatrice, in cui si segnalano, in particolare:

Massone, fu membro del Grande Oriente d'Italia e, nel 1920, del suo Supremo consiglio del Rito scozzese antico ed accettato[5].

Opere edit

(parziale)

 
Istituzioni di procedura civile, 1922
  • Lo Stato moderno e la giustizia, 1885.
  • Istituzioni di ordinamento giudiziario (in Italian). Firenze: Barbera. 1906.
  • Istituzioni di procedura civile (in Italian). Firenze: Barbera. 1922. (nuova edizione di Principii di procedura civile)

Onorificenze edit

 
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - ribbon for ordinary uniform
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
 
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - ribbon for ordinary uniform
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia
 
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - ribbon for ordinary uniform
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia

Note edit

  1. ^ Marco Severini (2012). "Dieci Donne". liberilibri. Archived from the original on 4 August 2016.
  2. ^ Ziccardi, Giovanni. "Il diritto (pro e contro) e le maestre di Senigallia che ottennero il voto nel 1906". 27ª ora.corriere.it. Retrieved 2016-05-26.
  3. ^ http://www.questionegiustizia.it/articolo/il-giudice-delle-donne_10-06-2017.php
  4. ^ Piero Chiara, Il pretore di Cuvio, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1973.
  5. ^ Luca Irwin Fragale (2021). La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo. Morlacchi Editore. p. 238.

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